Prima di procedere è importante affrontare il concetto di "
bucket". Ogni account Object Storage per poter utilizzare il servizio Object Storage (sia con il Web Client sia con un
client di connessione dedicato) deve come prima cosa creare un contenitore dove storicizzare/memorizzare i file. Il termine tecnico per definire questo contenitore è "bucket". All'interno dello spazio remoto il bucket coincide con la cartella che l'utente deve creare. Il nome della cartella creata andrà a generare l'URL dei file in essa contenuti.
La URL per raggiungere il file caricato all'interno della cartella è così composta:
http://URL Region/bucket/nome file |
oppure |
http://bucket.URL Region/nome file |
Quindi se avessimo come URL Region il valore "
r1-it.storage.cloud.it", come nome della cartella (bucket) "
backup" e come file caricato "
file.txt" risulterebbe:
http://r1-it.storage.cloud.it/backup/file.txt |
oppure |
http://backup.r1-it.storage.cloud.it/file.txt |
Esistono alcune regole, da rispettare e da tenere in considerazione, relative alla cartella (bucket) che l'utente andrà a creare nello spazio remoto:
- il sistema prevede che ogni bucket abbia un nome univoco all'interno della stessa Region;
- non può essere utilizzato il nome "bucket";
- deve avere una lunghezza compresa tra 3 e 63 caratteri;
- nella composizione del nome sono ammesse lettere (minuscole) e numeri; non sono ammessi spazi; non possono essere utilizzati caratteri speciali ad esclusione di . - purché non risultino all'inizio o alla fine del nome e non siano consecutivi;
- i bucket non possono essere nidificati ma possono essere creati solo nella root dello spazio remoto;
- è possibile creare sino a 100 bucket per account;